Combattere la perdurante e pericolosa parcellizzazione dell’economia agroalimentare, coniugare giusto profitto e sostenibilità, innovare i modelli di impresa, potenziare le filiere e favorire le aggregazioni, rafforzare la relazione con il mondo della grande distribuzione. Sono le chiavi per vincere la crisi che la cooperazione in buona parte conserva iscritte nel proprio dna: l’antidoto già presente nel sistema, sul quale fare leva anche per sostenere l’intero comparto sul territorio. Una visione di futuro e insieme una grande responsabilità, quella chiesta al mondo cooperativo, per tutelare sia l’imprenditore – e con esso i lavoratori del settore – che il consumatore.
Intorno a queste riflessioni, stamattina a Marghera-Venezia, si è sviluppato il congresso del Settore Agroalimentare regionale di Veneto e Friuli Venezia Giulia, che, a poche settimane dall’apertura del percorso congressuale nazionale (avvenuta proprio in Veneto lo scorso 15 gennaio), ha visto per la seconda volta riunite insieme in assemblea le due regioni. Già dal 2011 i due territori condividono un percorso di lavoro comune, che vede i suoi frutti più significativi nella nascita del Distretto Servizi Nordest e, per il comparto della pesca, nella costituzione della rete di imprese nell’ambito del Distretto della Pesca del Nord Adriatico.
Un settore, quello agro-ittico-alimentare, chiamato a congresso per la prima volta unitariamente. E che nelle due regioni conta complessivamente 70 cooperative associate a Legacoop, 10.433 soci, 1.874 addetti e un valore della produzione di oltre 900 milioni e 862mila euro (dati al 31/12/2014).
Nel solo VENETO sono 34 le cooperative associate, 4.211 i soci, 609 i soci lavoratori, 697 i lavoratori dipendenti non soci, per un totale di 1.306 addetti e un valore della produzione pari a circa 564 milioni e 489mila euro.
Dalla fotografia del settore viene l’evidente conferma – pure se non necessaria – di quanto anche la cooperazione agroalimentare abbia risentito della crisi generale del sistema economico-produttivo, con un aumento delle già persistenti difficoltà delle imprese a creare reddito, in un contesto di competizione internazionale sempre più crescente e di inefficacia delle azioni politiche sul fronte della valorizzazione del comparto. Il tutto si traduce in una tendenza di progressivo abbandono delle campagne, con un impatto da non sottovalutare anche sul fronte della preservazione dell'ecosistema. Una crisi che ha per la pesca sue caratteristiche specifiche e peculiari, e oggi sollecita a competere con prodotti di alta qualità e mantenere un mare più sano e pulito.
«Problemi rispetto ai quali il sistema cooperativo costituisce una valida risposta perché “allenato” a unire le forze, in un contesto di frammentazione aziendale perdurante e penalizzante, e capace di introdurre elementi di modernità e di maggiore competitività, fattori imprescindibili per la crescita imprenditoriale – ha spiegato Adriano Rizzi, presidente di Legacoop Veneto –. Obiettivi da raggiungere coniugando produttività e sostenibilità, valorizzando le filiere del comparto, promuovendo l’integrazione tra le diverse produzioni agricole e supportando lo sviluppo di percorsi di diversificazione che affianchino a quelle primarie attività agrituristiche, ittituristiche e pescaturistiche». «Una ulteriore è la leva che può favorire una ripresa del settore cooperativo – ha aggiunto –: la costruzione di nuove sinergie con altri comparti, a partire da quelli dei servizi e del sociale. Resta, infine, l’esigenza di creare momenti di confronto più proficui con la grande distribuzione e di favorire processi di aggregazione attraverso le organizzazioni di produttori».
Sullo sfondo sempre il potenziale e auspicato ruolo delle istituzioni nell’accompagnare e sostenere questa fase così delicata di possibile rilancio. A loro il mondo della cooperazione agroalimentare di Legacoop Veneto e Friuli Venezia Giulia sollecitano la costituzione di uno o più fondi, gestiti dalle finanziarie regionali di riferimento, che integrino e supportino gli investimenti necessari allo sviluppo aziendale e all’occupazione. Sempre forte è il bisogno di semplificazione della burocrazia gravante sul settore primario, dal quale a più voci da lungo tempo arriva la richiesta di un sistema unico di controllo integrato (“un’impresa, un controllo”) e con esso di un maggiore scambio di informazioni tra le pubbliche amministrazioni.
«Il settore dell’agricoltura e dell’agroindustria hanno risentito della crisi generale che ha colpito il sistema produttivo e le imprese sono in difficoltà nel creare reddito, in un contesto di crescente competizione internazionale e insufficienti scelte politiche nell’ambito nazionale riguardo alla gestione di alcuni fondi comunitari – ha riferito Roberto Sesso, vicepresidente Legacoop Friuli Venezia Giulia –; per cogliere le opportunità offerte dai mercati e affrontare le sfide sono necessari interventi migliorativi delle performance, capaci di produrre utili da mettere a riserva per patrimonializzare le cooperative e quindi consolidare le loro azioni in favore dei soci. In quest’ottica, nel breve periodo, la sede interregionale Veneto e Friuli Venezia Giulia e quella distrettuale possono favorire i processi di sviluppo. Ogni azione sarà comunque condizionata dalla capacità di “fare sistema” e per favorire questi processi è necessario percorrere la costituzione dell’Alleanza delle Cooperative Italiane. Si tratta di un elemento centrale del nostro congresso che deve essere affrontato analizzando temi economici e sociali determinati dalla globalizzazione dei mercati e dalle politiche internazionali».
L’invito condiviso dall’assemblea congressuale, infine, è a serrare le fila sul fronte del rispetto della legalità e della regolarità dei rapporti di lavoro a tutela dei diritti dei lavoratori, comprese le persone immigrate (per loro nell’agroalimentare la percentuale più alta di sfruttamento lavorativo), evitando il rischio che su questo si possa fondare una competitività distorta e deviata tra le imprese. Un tema quello della legalità, di importante valore per la cooperazione, come testimonia la campagna di raccolta firme “Stop alle false cooperative” a sostegno della proposta legislativa avanzata dall’Alleanza delle Cooperative Italiane per mettere fuori gioco le false cooperative: una proposta diventata ora disegno di legge.
Un segnale significativo, quello dato dalla forte mobilitazione nata intorno alla campagna, che esprime tutta la potenzialità dell’Alleanza delle Cooperative italiane, anche per il settore agroalimentare, in termini di semplificazione della rappresentanza, di progettazione e di stimolo per favorire un migliore posizionamento della cooperazione agroalimentare nell’economia del Paese.