L’allarme è stato lanciato oggi da Legacoop Veneto, in occasione dell’incontro pubblico “Quo Vadis? Il welfare in Veneto fra politiche fiscali e carenza di risorse” che si è tenuto al cinema Odeon di Vicenza. “La Regione deve agire in modo più equo nelle scelte di politica fiscale e nella destinazione delle risorse a garanzia della copertura dei fondi da destinare al welfare”, dice il presidente di Legacoop Veneto, Devis Rizzo.
La preoccupazione di Legacoop Veneto nasce da un allarme: quello per la tenuta dei servizi socio-sanitari in Veneto e della sostenibilità economica delle imprese cooperative che lavorano nel sociale.
Nel corso del 2025 andrà a regime l’aumento dovuto al rinnovo del contratto collettivo nazionale dei lavoratori della cooperazione sociale. Un rinnovo che Legacoop Veneto ritiene più che indispensabile nella logica di aumentare la dignità del lavoro sociale ma i cui costi rischiano di ricadere interamente sulle imprese.
“La Regione, che è committente, non ha previsto un adeguamento delle tariffe per i servizi erogati da questi operatori. Ci troviamo quindi in una situazione in cui le cooperative sociali, che sono le protagoniste del sistema di welfare, corrono il rischio di non riuscire più a mantenere lo standard dei servizi erogati finora ai cittadini in particolare nell’ambito dell’infanzia e dei servizi alla terza età”, spiega il presidente di Legacoop Veneto, Devis Rizzo.
Un’incognita per il futuro che colpisce le fasce più fragili della popolazione.
“Diciamo questo mentre a Venezia è in corso il Festival delle Regioni in cui sembrano prevalere discussioni relative alla campagna elettorale in corso piuttosto che su temi reali che veramente interessano i cittadini. La questione è che in tema di risorse e della loro destinazione, la Regione del Veneto dovrebbe agire in modo più equo. Ad esempio, in sede di approvazione del Bilancio regionale 2025 delle scorso dicembre, è stata deciso un aumento dell’aliquota Irap. Un manovra che, come abbiamo già avuto modo di denunciare, colpisce le imprese e quindi il lavoro, per giunta in una fase di contrazione dell’economia. Se, invece, si fosse proceduto con un aumento dell’aliquota Irpef per i redditi sopra i 50 mila euro, si sarebbe agito in modo molto più equo”, continua Rizzo.
Non solo. Se l’aumento dell’Imposta regionale sulle imprese produttive colpisce la quasi totalità delle circa 420 mila imprese attive in Veneto e penalizza non solo chi produce, ma anche chi lavora, il rialzo dell’aliquota Irpef per i redditi più alti interesserebbe solo una parte decisamente minoritaria (secondo le proiezioni, intorno al 13 per cento) dei contribuenti veneti.
“È una questione di giustizia sociale e non solo. Certe scelte, oltre a penalizzare imprese e lavoro, sembrano essere dettate dalla necessità di coprire il buco in bilancio di 80 milioni di euro dovuto a iniziative come, ad esempio, la Pedemontana Veneta”, spiega Rizzo.
Dopo i saluti iniziali del Comune di Vicenza, su questi argomenti hanno discusso oggi nel corso del convegno i consiglieri regionali, Chiara Luisetto e Stefano Giacomin, componenti rispettivamente della V Commissione Politiche socio-sanitarie e della I Commissione Bilancio e programmazione.
Il panel è stato preceduto da una relazione di Giacomo Pasini, direttore del Dipartimento di Economia dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. È stato evidenziato come le tendenze sociali e demografiche impattino sui bisogni di cura, sulle vite della popolazione nella sua totalità, considerando anche l’aumento e la diversificazione dei bisogni per fasce di età, sulla necessità di aprire una riflessione sulla disponibilità di risorse pubbliche e su come queste vengano investite.