In un comunicato ufficiale diffuso nei giorni scorsi, Legacoopsociali si appella alla politica affinché non siano dimenticate le criticità del mondo “carcere”, che registra proprio in questi ultimi mesi un aumento del tasso dei suicidi.
«La cooperazione sociale di inserimento lavorativo durante la pandemia è riuscita a macchia di leopardo a mantenere aperti i servizi e le attività – dichiara Loris Cervato, coordinatore del Gruppo Carcere di Legacoopsociali e responsabile del Settore sociale di Legacoop Veneto –. Si osserva da alcuni anni l’evoluzione della composizione della popolazione detenuta verso il “carcere sociale”: aumentano le persone con problemi di dipendenze varie, invalidi, con problemi psichiatrici, stranieri senza documenti e senza speranza di ottenerli, in poche parole soggetti plurisvantaggiati. Diviene problematico per le cooperative trovare, nella pur numerosa popolazione detenuta, l’idoneità minima a intraprendere percorsi di inserimento lavorativo».
Per far fronte a questa complessa situazione, l’associazione del settore sociale chiede un maggiore e più diretto coinvolgimento della cooperazione: una stretta collaborazione tra mondo cooperativo, pubblica amministrazione e istituti carcerari è necessaria per la coprogrammazione e la coprogettazione nel settore. Altrettanto centrale, secondo Legacoopsociali, è il tema della formazione congiunta sui temi della rieducazione, della giustizia riparativa e della salute.
«Le cooperative sociali hanno dedicato alla “giustizia riparativa” un approccio nuovo – spiega Cervato –, non alternativo alla giustizia “ordinaria”, ma con al centro i diritti delle vittime di reati e la mediazione penale e sociale come strumento di lavoro e come presa di coscienza da parte degli autori di reato».
Il documento completo con le proposte di Legacoopsociali è consultabile al link https://www.legacoopsociali.it/cosa-facciamo/i-gruppi-di-lavoro/carcere/.
A questo link il comunicato stampa di Legacoopsociali.