È stato siglato a Padova nelle scorse settimane dal Settore Sociale di Legacoop Veneto, da Federsolidarietà Confcooperative e dai sindacati regionali Cisl-Fisascat e Cisl-Fp, Uil-Fpl e UILTucs il “Protocollo sulla legalità in materia di appalti pubblici”.
«Siamo preoccupati perché in questi mesi numerose stazioni appaltanti non stanno considerando l’aumento del costo del lavoro derivante dal rinnovo del Ccnl delle cooperative sociali entrato in vigore lo scorso anno» spiega Loris Cervato, responsabile del Settore Sociale di Legacoop Veneto. Tramite il protocollo le cooperative segnaleranno al Comitato misto paritetico regionale (Cmpr) le situazioni irregolari e anomale contenute nei capitolati di gara, o di concorrenza sleale negli appalti pubblici. Alla segnalazione seguiranno azioni di contrasto da parte dei firmatari, come lettere di diffida e iniziative di informazione ai media.
Oltre all’invio del protocollo alla Regione e alle altre stazioni appaltanti, le parti hanno richiesto un incontro alla Regione affinché si adoperi, in particolare tramite le proprie Ulss territoriali, per il pieno rispetto della contrattazione collettiva con il riconoscimento di adeguati corrispettivi negli affidamenti. I firmatari inoltre chiedono la costituzione di un tavolo permanente con le istituzioni del territorio (Regione, Anci, Ulss) coinvolte nella gestione degli appalti dei servizi sociali e sociosanitari.
Il protocollo nasce per contrastare discrezionalità e parzialità nell’affidamento dei servizi da parte degli enti pubblici, salvaguardare il lavoro di tante cooperative sociali “sane” e combattere le spurie e mettere in campo azioni concrete di monitoraggio e di contrasto verso tutti quegli appalti, di enti pubblici e società partecipate, che a discapito della qualità dei servizi scelgono come criterio primo e unico dell’aggiudicazione il “minor prezzo”.
I tagli al welfare portano molto spesso gli enti pubblici a privilegiare il criterio del “massimo ribasso” per l’affidamento dei servizi sociali e socio sanitari. In diversi casi è emerso come i prezzi di aggiudicazione dei servizi siano addirittura inferiori al costo del lavoro che dovrebbe essere regolarmente riconosciuto ai lavoratori.
Così facendo, da un lato non si tiene in considerazione il costo del lavoro, e dunque non si garantiscono i diritti e le tutele delle lavoratrici e dei lavoratori, dall’altro si rischia evidentemente di intaccare la qualità, l’efficienza e la quantità delle prestazioni che devono rispondere a bisogni dei cittadini. Situazioni che mettono in grave difficoltà le cooperative rispettose del contratto collettivo nazionale e frenano la crescita del modello imprenditoriale cooperativo, che ha dimostrato anche in questi anni duri di crisi di saper coniugare capacità di innovazione degli strumenti e delle politiche di welfare del territorio, tenuta economica e occupazionale.