Qualità agricola e integrazione sociale: sono le caratteristiche che rendono speciali i carciofi prodotti sulle Dolomiti dalla cooperativa sociale Cadore nell’ambito di “SIMBIorti”, progetto finanziato dalla Fondazione Cattolica Assicurazione, che coinvolge 10 ragazzi disabili e 5 ragazzi con status di richiedenti protezione internazionale.
Sono cresciute così più di mille piante di carciofi, un prodotto insolito per il territorio, nei terreni adiacenti all’ex convento del Cristo a Pieve di Cadore. Si tratta di una prima coltivazione sperimentale, che nei prossimi mesi diventerà programmata e si estenderà ad altri appezzamenti incolti ed abbandonati del territorio cadorino.
«L’obiettivo primario è creare occupazione per le persone socialmente più fragili – commenta Michele Pellegrini, responsabile del Settore Progettazione e attività sperimentali della coop Cadore – per poi sviluppare ulteriori progetti legati ad altri tipi di coltivazioni o di allevamento animale, nel rispetto della natura e del territorio rurale montano, valorizzandolo».
La cooperativa sociale Cadore di Pieve di Cadore persegue l’interesse generale della comunità montana favorendo la promozione umana e l’integrazione sociale dei cittadini attraverso numerose e differenti attività: industriali, commerciali e di servizi, finalizzate all’inserimento lavorativo di persone con fragilità sociale.
Conta ad oggi 153 soci, 250 lavoratori e annovera ben 52 inserimenti lavorativi. Opera nei settori della salvaguardia e del miglioramento del patrimonio ambientale del territorio, dei servizi personalizzati rivolti ad associazioni, istituzioni locali, enti pubblici e a privati, del turismo, e dei progetti e sperimentazioni innovativi.
E ancora, gestisce il bar ristoro “La tappa” a Valle di Cadore lungo il tracciato della lunga via delle Dolomiti, uno dei più spettacolari itinerari ciclabili d’Italia, e due appartamenti a Perarolo di Cadore.