Se non saranno ripristinati gli sgravi contributivi per il settore ittico previsti dalla legge 30 del 1998, un’impresa su due rischia la chiusura. È l’allarme lanciato dall’Alleanza Cooperative Pesca che annuncia lo stato di agitazione con manifestazioni di protesta in tutta Italia.
Le imprese della pesca dall’oggi al domani si vedono così costrette a pagare contributi Inps e Inail maggiorati anche del 50%, in virtù delle recenti disposizioni che prevedono la sospensione degli sgravi per il comparto, modificando un regime contributivo che era in vigore da quasi vent’anni.
Il settore della pesca e dell’acquacoltura subisce colpi mortali sui costi di produzione e sugli investimenti. – si legge nel comunicato stampa congiunto Agci, Confcooperative,Legacoop. Non solo per la scelta di porre fine alle agevolazioni della legge 30/98, che penalizza soprattutto le cooperative, ma anche per l’atto del Ministero dell’Agricoltura che pone fine alla possibilità di fare investimenti con il contributo del fondo europeo della pesca nelle aree sensibili ai nitrati. Con questo ultimo provvedimento viene meno la possibilità di investire in aree molto importanti per il Paese.
«Sono necessari provvedimenti urgenti per ripristinare la normalità nel settore» afferma Antonio Gottardo, responsabile del Settore Pesca di Legacoop Veneto, che annuncia in arrivo una giornata di mobilitazione nelle marinerie adriatiche per «chiedere al Governo di trovare la soluzione a un problema che ha creato». «Il 14 febbraio – aggiunge sempre Gottardo – i tre presidenti Aci Pesca nazionale si incontreranno con le cooperative delle tre regioni del distretto».
In allegato il comunicato stampa congiunto