Promuovere la diffusione e il consolidamento dei workers buyout cooperativi, come strumento per risolvere crisi aziendali, favorire passaggi generazionali, garantire la conservazione del patrimonio aziendale e del know-how tecnico e produttivo.
È quanto intendono perseguire unitariamente le tre centrali cooperative Agci, Confcooperative e Legacoop insieme alle organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil, in applicazione degli impegni presi nell’Accordo Interconfederale del 2018 che definiva nuove linee guida di riforma delle relazioni industriali.
L’obiettivo condiviso ora trova base e appoggio in un accordo specifico appena siglato, che prevede anche la «nascita di un Tavolo di confronto nazionale permanente per monitorare l’andamento delle situazioni aziendali che potenzialmente potrebbero essere inserite in un percorso di wbo».
Il wbo – ossia l’operazione di trasferimento di imprese a rischio chiusura a favore di una cooperativa costituita da dipendenti che ne rilevano l’attività –, oltre alla soluzione di crisi aziendali, può aiutare a risolvere ricambi generazionali magari difficili, e al contempo diventare strumento che promuove e rafforza la democrazia economica e la partecipazione diretta dei lavoratori.
L’Italia è uno dei Paesi che conta il maggior numero di soluzioni alle crisi attraverso esperienze di workers buyout. Nel solo Veneto sono sette le cooperative nate da wbo, dal 2010 ad oggi, tutte accompagnate nel loro percorso da Legacoop Veneto: D&C Modelleria e Zanardi nel Padovano, Sportarredo e Berti nel Veneziano, in provincia di Verona Kuni e Cfd, infine l’ultima nata, il Centro Moda Polesano.
In allegato il testo integrale del comunicato stampa unitario che annuncia l’accordo nazionale.