Oltre al danno la beffa, da parte del Consorzio Venezia Nuova, che oltre ad avere debiti verso le imprese consorziate per oltre venti milioni di euro (scaduti da più un anno), chiede ora alle stesse di farsi carico dei costi della propria gestione fallimentare.
Si tratta di 70 imprese, che contano circa 1500 lavoratori, impegnate nelle opere del sistema Mose: imprese oggi a rischio alto di un vicino default. Aziende a cui ora il Consorzio Venezia Nuova, questo l’aggiornamento più recente, domanda di appianare il buco di 58 milioni di disavanzo generati nel periodo 2015-2020 di gestione commissariale, una gestione che ha prodotto un fatturato di 656 milioni in cinque anni a fronte dei 595 milioni del solo 2013.
«Le imprese chiedono di sapere quali siano le reali intenzioni del commissario Massimo Miani, pur comprendendo la formalità tecnica del suo atto – hanno detto a una voce il direttore di Legacoop Veneto Mirko Pizzolato e il presidente di Ance Venezia Giovanni Salmistrari durante la conferenza stampa congiunta di ieri, giovedì 29 aprile, presso la sede di Legacoop Veneto a Marghera (VE) –. Per noi l’unica via possibile e percorribile per una soluzione passa, anzitutto, per il pagamento del lavoro svolto e il reperimento delle risorse utili a riavviare rapidamente i lavori e a concludere l’opera».
«Il rischio di fallimento per le imprese è ormai un orizzonte davvero vicino – hanno continuato –. E se nel frattempo non si interviene per sbloccare la situazione, alla prossima stagione di rischio acqua alta nessuno sarà in laguna ad azionare le paratie del Mose per contenerla. Perché questa è la verità che non si vuole guardare in faccia: il consorzio non sarà in grado di completare i lavori senza queste imprese, le uniche in grado di poter realizzare il lavoro, per il loro avanzato know how e la loro specializzata capacità di lavorare in contesto lagunare». «Significa colpevolmente ipotecare il futuro di Venezia stessa. Perciò serve fare ogni sforzo per salvare un’opera che ad oggi è costata 6 miliardi di euro ed è una delle infrastrutture più importanti del Paese».
Per la conclusione dei cantieri alle bocche di porto, la riqualificazione dell’arsenale e la realizzazione del “Piano Europa” (ossia le opere di compensazione ambientale e di salvaguardia della laguna), sono stati stanziati 538 milioni di euro: «Se tale stanziamento, come sembra, diventerà in tempi brevi liquidità disponibile, si aprirebbe finalmente una possibile via di soluzione – hanno concluso –. Lo Stato deve rispondere della sua malagestione, senza scaricare le conseguenze di questa colpevole inefficienza sulle imprese. In gioco, non si può dimenticare, ci sono non solo la loro sopravvivenza e la salvaguardia dei posti di lavoro, ma anche la tutela di Venezia e della laguna».
In allegato il comunicato stampa.