I bandi di gara sono datati 2010 e sono scaduti, le relative tariffe di compenso del lavoro degli operatori bloccate dunque a oltre dieci anni fa. E ancora, i costi per gli spostamenti, il coordinamento e l’acquisto di dispositivi di sicurezza individuali, strumenti obbligatori per lavorare in sicurezza in questo lungo anno di emergenza pandemica, non sono riconosciuti.
In tale contesto si ritrovano a operare la nostra cooperativa “Azalea” – capofila dell’Ati che gestisce i servizi per la salute mentale per il territorio afferente all’Ulss 9 scaligera – e “Farsi prossimo” (associata a Confocooperative): una situazione più volte lamentata e rimasta ad oggi non affrontata dall’Ulss, che continua a prorogare le convenzioni per servizi sociosanitari riabilitativi per la salute mentale senza indire nuove gare. È un problema purtroppo esteso e trasversale anche agli altri settori di intervento della cooperazione sociale veronese (e non solo).
«Tutto questo oggi pesa gravemente sulle cooperative. E in senso più ampio è specchio di quanto, in più occasioni e contesti, l’imprescindibile funzione sussidiaria della cooperazione sociale, a servizio di tante categorie fragili della popolazione, sia scarsamente considerata nel suo valore fondamentale»: è la denuncia ad una voce di Loris Cervato, responsabile del settore sociale di Legacoop Veneto, e di Erica Dal Degan, vicepresidente di Federsolidarietà-Confcooperative Veneto. Le due organizzazioni hanno, infatti, deciso di scendere in campo insieme per sostenere le richieste ed evidenziare il ruolo delle cooperative: «Ruolo che in questi lunghi mesi di pandemia è stato essenziale per tante famiglie, grazie agli sforzi fatti per rimodulare i servizi chiusi (a partire dai centri diurni) e garantire quelli essenziali, che hanno continuato a essere erogati dalle cooperative per assicurare un sostegno nella gestione quotidiana».
Quella delle gare di appalto di volta in volta prorogate dall’Ulss scaligera senza indirne di nuove, che tengano conto delle mutate condizioni, è questione per cui le cooperative hanno in diverse occasioni chiesto incontri di confronto aperto con l’azienda. E oggi la situazione è divenuta economicamente insostenibile per le cooperative, essendo il lavoro degli operatori addirittura diventato un costo. Per le due imprese, si tratta di oltre 70mila ore prestate in un anno per servizi sociosanitari e riabilitativi per la salute mentale rivolti a più di 300 persone e in aiuto ad altrettante famiglie.
In allegato comunicato stampa completo