Sono nate con le finalità di offrire servizi nuovi alla comunità di appartenenza (48%), garantirne la sopravvivenza (circa 21%) e preservare le tradizioni (oltre 19%), hanno chiara la consapevolezza di contribuire al benessere della comunità in un territorio, come quello montano, a rischio di spopolamento e toccato da molteplici fragilità. È quanto rileva l’indagine sulle cooperative del Bellunese promossa da Legacoop Veneto, presentata al convegno “Cooperare in quota. La cooperazione a servizio della montagna”, svoltosi oggi a Sedico (Belluno), a pochi giorni dalla Giornata internazionale della montagna dell’11 dicembre.
La ricerca, realizzata da un team di docenti, ricercatori e studenti del Dipartimento di Filosofia, Sociologia, Pedagogia e Psicologia dall’Università degli studi di Padova in collaborazione con Legacoop Veneto, ha innanzitutto tracciato una fotografia globale delle oltre 120 imprese cooperative iscritte all’albo ministeriale della provincia di Belluno che generano un fatturato globale di 325 milioni e 800mila euro e impiegano quasi 2400 lavoratori (anno 2023).
L’obiettivo era indagare lo stato di salute delle cooperative, con un focus specifico sulle “cooperative di comunità”. È senz’altro indubbio che – nonostante manchi una normativa nazionale unitaria, e per il Veneto anche quella regionale –, molte cooperative del territorio di fatto già lo siano e, in tanti casi, anche sentano di esserlo, identificando nella comunità il loro destinatario privilegiato nonché il protagonista del loro progetto imprenditoriale: l’86% delle coop rispondenti, infatti, dice di riconoscere nel proprio operato almeno un elemento caratteristico delle cooperative di comunità.
Con ambiti d’intervento diversi, in effetti dimostrano come la cooperazione possa avere una funzione strategica per garantire una serie di servizi e attività altrimenti a forte rischio di chiusura: si pensi solo ai bar e ai negozi di prossimità, che oltre a essere esercizi commerciali sono anche luoghi di socialità e di coesione. E infine, si tratta di esperienze in cui la cooperazione spesso figura fondamentale per valorizzare e tutelare le zone montane, rafforzarne e mantenerne vive le comunità.
Punto di partenza dell’appuntamento – promosso e organizzato dall’associazione con il patrocinio della Provincia di Belluno nell’ambito di un progetto Interreg Italia-Austria –, l’indagine si è poi concentrata sulle quasi 40 cooperative che hanno risposto al questionario, un campione molto significativo per dimensione (mappato il 73% del fatturato complessivo), attività e impatto socioeconomico sul territorio (8639 soci e 1645 dipendenti), tra cui molte associate a Legacoop Veneto. Si tratta perlopiù di cooperative di recente costituzione (oltre il 35% è nato tra il 2000 e il 2021), con un numero di soci compreso tra 1 e 25 (circa il 39%) e con meno di 50 dipendenti (il 36% ne ha tra 1 e 10, il 28% circa tra 11 e 50), caratteristiche tipiche delle imprese nelle zone montane. Tuttavia non mancano cooperative di medie (25%) e grandi dimensioni (22,2%), a conferma della varietà nel panorama cooperativo locale.
Tra le principali sfide che le cooperative si trovano ad affrontare quotidianamente, la concorrenza del mercato (66%), l’inefficienza di servizi e infrastrutture (45%) oltre alla difficoltà di reperimento di personale (66%). Ed è scarsa la presenza di soci giovani: il 50% ne conta meno di 10 a conferma della criticità del ricambio generazionale, percepito come “rischio futuro” da oltre il 40% delle cooperative indagate.
«Tra gli obiettivi dell’indagine – ha evidenziato il presidente di Legacoop Veneto Devis Rizzo – quello di identificare i principali tratti distintivi delle “cooperative di comunità”, per comprendere innanzitutto quali leve possano favorirne il potenziamento, e dunque l’impegno necessario da parte dell’organizzazione a loro sostegno. E ancora per offrire, attraverso quanto emerso, il nostro contributo alla stesura di una legge regionale, non ancora arrivata per il nostro territorio, che ne codifichi il modello e ne promuova lo sviluppo, anche con risorse dedicate». Da anni si parla infatti anche per il Veneto della necessità di questa normativa, di cui altre Regioni si sono invece già dotate.
Ancora, in questi anni Legacoop ha rafforzato la propria presenza sul territorio a supporto delle imprese cooperative, tanto da contare nel solo ultimo biennio dieci nuove associate: quattro nel settore consumo, altrettante nel settore sociale, una nel settore servizi e una nel settore cultura.
Tra le iniziative di Legacoop a supporto della nuova cooperazione c’è anche Coopstartup Veneto, promossa da Legacoop Veneto, Coopfond e Genera, progettualità biennale che prevede attività di formazione e consulenza gratuite, nonché un finanziamento a fondo perduto per le migliori idee imprenditoriali; sarà possibile iscriversi al programma dalla primavera del 2025.
In allegato il comunicato stampa completo.
Il convegno “Cooperare in quota. La cooperazione a servizio della montagna” è promosso e organizzato nell’ambito del progetto medio ITAT4902-MP-010 – GH/CQ – Coop in Quota, presentato nell’ambito della priorità 4 -CLLD-Sviluppo locale (CLLD Dolomiti Live 2021-2027.