«Un’esperienza fantastica», così Marisa Furlan, direttore di Qualità, cooperativa sociale di tipo B di Marghera (Venezia), definisce la tre giorni tenutasi dal 3 al 5 marzo a Bilbao, in cui sono stati ospiti dell’Accademia dell’Innovazione Sociale. Come Quid anche Qualità è infatti fra i trenta semifinalisti della seconda edizione dell’European Social Innovation Competition, lanciata dalla Commissione Europea per stimolare lo sviluppo di soluzioni innovative, con le quali rispondere alla crisi occupazionale.
Una qualificazione che le ha permesso di partecipare al momento di formazione spagnolo, occasione per definire ulteriormente il progetto da loro presentato: “Smart Suburban Eco Mobility to foster employment reducing pollution”.
La progettualità innovativa, in tema di mobilità sostenibile, è stata sviluppata grazie alla partnership fra i tre comuni Quarto d’Altino (Venezia), Casale sul Sile e Roncade (Treviso), e punta ad organizzare un sistema di trasporto e collegamento all’interno e fra questi territori. Si tratta di zone in cui è difficile spostarsi, nel raggio di dieci chilometri, per chi non possiede un mezzo privato.
L’iniziativa è ideata per un’utenza molto trasversale: dalla persona anziana che ha necessità di recarsi dal medico, alla mamma che ha bisogno di raggiungere un determinato esercizio commerciale, al turista che desidera visitare il Museo Archeologico nazionale di Altino.
Si sta pensando a un’autovettura a sei o sette posti, oppure a un pulmino/furgone che possa ospitare un numero maggiore di passeggeri, disponibile sia per percorrere delle tratte fisse, sia per fare spostamenti a chiamata. Si tratterà di un veicolo a basso impatto ambientale, elettrico o a metano. L’aspetto innovativo sta dunque nella disincentivazione del trasporto individuale, in favore di soluzioni collettive ideate e realizzate dal territorio stesso.
«A Bilbao ognuno dei partecipanti aveva a disposizione un tutor che ci ha seguito passo passo. Le lezioni non hanno mai avuto un’impronta meramente teorica, ma sono sempre scese sul piano pratico, arricchite da visite all’esterno dell’Accademia – anche a imprese -, ma pure da numerose testimonianze: dai vincitori della precedente edizione, a esperti e professionisti nel campo dell’innovazione sociale, da consulenti di comunicazione che ci hanno aiutato a confezionare un messaggio per promuovere la nostra idea, ai vari sponsor».
Un ambiente e un’atmosfera giovane, non solo da un punto di vista anagrafico, ma anche e soprattutto sotto il profilo dell’approccio: «Il confronto e la vivacità sono stati il filo rosso della tre giorni. Uno scambio a trecentosessanta gradi fra tutti i partecipanti e nessuna competizione. Questa esperienza mi ha fatto molto riflettere – continua Furlan – su realtà e retorica dei “cervelli in fuga” nel nostro Paese: è vero, e comprensibile, che i nostri giovani scappano via. Ma non possiamo esaurire la questione attribuendo questa piaga solo all’economia che non riparte. Ognuno di noi infatti ha la responsabilità di permettere alle idee di mettersi in moto e circolare. Di dare loro il massimo spazio per svilupparsi e trasformarsi in qualcosa di concreto. La mancata crescita dell’Italia, in parte, dipende a mio avviso anche dall’assenza di questo tipo di mentalità. È indicativo infatti che sia fra i progetti candidati alla competizione, sia fra quelli sinora selezionati, gli italiani fossero davvero numerosi».
I prossimi passi dell’European Social Innovation Competition consisteranno nell’esame della documentazione progettuale aggiuntiva messa a punto dai semifinalisti dopo Bilbao.
Ci sarà un’ulteriore selezione, e i primi tre classificati saranno premiati con un supporto finanziario di 30mila euro.