La riduzione del 5% dei costi ordinata alle cooperative di tipo A e B del Veneto dalle aziende sociosanitarie regionali, non potrà che portare con sé conseguenze pesanti sia sul piano della qualità dei servizi per gli utenti, sia su quello occupazionale per il sistema cooperativo.
Il monito, forte e chiaro, è stato lanciato stamattina in una conferenza stampa congiunta dalle associazioni di rappresentanza della cooperazione sociale della regione. L’applicazione “alla veneta” della spending review nel settore sociosanitario, denunciano a una sola voce le associazioni cooperative, comporterebbe 1500 posti di lavoro in meno e decurtamento dello stipendio per i fortunati che non rimarranno disoccupati, con il conseguente calo della qualità e della quantità dei servizi offerti, a tutto danno dell’utenza.
Per questo Legacoop, Federsolidarietà-Confcooperative Veneto, Agci e Compagnia della Opere del Veneto chiedono alla Regione un intervento urgente, che escluda dal provvedimento i servizi gestiti in regime di accreditamento e ne estenda la non applicazione ai servizi semiresidenziali e domiciliari per gli anziani e a quelli rivolti a minori e disabili.
Imporre alle cooperative di mantenere i servizi invariati a fronte del taglio è un fardello insostenibile come ha puntualizzato LORIS CERVATO, responsabile Settore sociale Legacoop Veneto: «Un 5% in meno di fatturato si traduce inevitabilmente in un 5% in meno sul costo del lavoro, dunque meno servizi per tutti. La spending review va ad aggiungersi a una situazione già pesante per le cooperative, fra mancati adeguamenti Istat e continue richieste di rivedere i prezzi al ribasso. A ottobre molte coop avranno difficoltà ad applicare la seconda tranche dell’aumento contrattuale previsto dal contratto collettivo nazionale di lavoro, per questo abbiamo domandato ai sindacati l’applicazione di accordi di gradualità che ne prevedano lo slittamento».
Il sistema della cooperazione sociale veneta chiede inoltre di tutelare l’inserimento lavorativo delle persone svantaggiate e dei soggetti deboli, escludendo le cooperative sociali di tipo B da un lato dalla riduzione indicata del 5% della spesa, dall’altro dalla rigida applicazione delle tabelle AVCP (Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture). Secondo le stime del sistema cooperativo infatti, dei 1500 che perderebbero il posto almeno 500 sarebbero proprio persone svantaggiate inserite nelle cooperative sociali di tipo B.
Spending review: l’allarme delle coop sociali venete
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