«Un classico esempio di ciò che non ci aiuterà ad uscire dalla crisi, anzi ci spingerà ancora più dentro»: non usa mezzi termini Franco Mognato, direttore di Legacoop Veneto, per definire il ventilato aumento dal 4 al 10% dell’Iva delle prestazioni sociosanitarie per le cooperative sociali, previsto dalla bozza di legge di stabilità 2013-2015. Un ulteriore riduzione della disponibilità finanziaria di Comuni ed Asl che potrebbero fornire quindi meno servizi ai cittadini, con conseguenti tagli nell’assistenza agli anziani e ai disabili, nell’assistenza domiciliare, nei servizi scolastici… Si rischia – secondo Legacoop Veneto – l’ulteriore aumento del livello di disagio sociale, già pericolosamente alto, con seri problemi di giustizia e di tutela delle persone, oltre che con un inevitabile costo aggiuntivo per i singoli e la collettività.
Ma l’Associazione lancia anche un secondo allarme, mettendo in guardia sul più che probabile ritorno delle “cooperative carovane”, proprio grazie alla spinta verso un’accelerazione dei processi di destrutturazione delle imprese data dal provvedimento. Con il passaggio dell’Iva dal 4 al 10% in un contesto di progressivi tagli alla capacità di spesa degli enti, scegliere il regime di esenzione Iva diverrebbe infatti una specie di must per la partecipazione ai bandi pubblici. Questo però comporterebbe la indetraibilità dell’IVA sugli acquisti e soprattutto sugli investimenti e, quindi, la realizzazione di costi aggiuntivi.
«Ecco perché affermiamo che la legge di stabilità sta di fatto aprendo la strada alla costituzione di “cooperative carovane” in regime di esenzione IVA» avverte Mognato, «che non hanno alcun interesse a svilupparsi quali imprese con capacità organizzative e a consolidarsi, ma semplicemente ad operare come meri fornitori di manodopera e ore di lavoro, magari guidate da qualche consulente che niente ha a che fare con lo spirito mutualistico che sta a fondamento dell’impresa cooperativa. Dopo anni di sforzi e di lotta alla cooperazione spuria, il ritorno a questi carrozzoni – protesi di qualche amministrazione pubblica che considera la cooperazione un mero strumento per la riduzione dei costi – è un’ipotesi tutt’altro che lontana dalla realtà, che prelude a un impoverimento del tessuto imprenditoriale, alla vanificazione di tutti gli sforzi compiuti per aumentarne il grado di complessità e meglio rispondere ai bisogni degli utenti, e a un’inesorabile precarizzazione della dimensione lavorativa di soci e dipendenti».