Un tavolo di lavoro regionale per promuovere i workers buyout in Veneto come soluzione contro la crisi e strumento di gestione del ricambio generazionale. Ad averne sollecitato la costituzione è l’assessore Elena Donazzan, che lo scorso 17 febbraio ha convocato il primo incontro tra gli attori del territorio: oltre a Legacoop Veneto, che ha presentato il modello dei wbo e in particolare la modalità di lavoro adottata in Veneto dall’organizzazione, le associazioni di rappresentanza Confindustria, Confcommercio, Coldiretti, Confapi, Cna e Confcooperative, e i sindacati Cgil, Cisl e Uil.
L’attenzione della Regione ai wbo viene dal riconoscerli un potenziale efficace strumento in diverse situazioni di crisi, sulla scorta proprio delle otto buone prassi cooperative supportate e accompagnate da Legacoop Veneto in questi ultimi dieci anni: nel Padovano D&C Modelleria Società Cooperativa e Cooperativa lavoratori Zanardi, nel Veneziano Sportarredo Group sc e Berti, nel Veronese Kuni Società Cooperativa, CFD-Cooperativa Fonderia Dante e Meaat, infine nel Rodigino Centro Moda Polesano.
Si tratta di realtà imprenditoriali sorte da aziende fallite o in fallimento in seguito ai colpi pesanti della crisi economico-finanziaria scoppiata nel 2008 o da congiunture difficili per i singoli settori. Sono pezzi di economia e di imprenditorialità veneta messi in salvo, nello specifico del comparto manifatturiero, ossia del suo settore trainante: dalla termoidraulica ai modelli per le fonderie, dalla produzione di macchinari agricoli a quella di serramenti, dagli arredi per il settore navale alla stampa di volumi di pregio, fino alla confezione tessile per l’alta moda e l’estetica.
«È per noi una grande soddisfazione vedere riconosciuto e valorizzato il nostro lavoro di questi anni a fianco degli ex lavoratori e lavoratrici dipendenti che si sono costituiti in cooperative, oggi nostre associate – commenta il nostro presidente Adriano Rizzi –. Si tratta di posti di lavoro salvati, un patrimonio di competenze e know how salvaguardato, quote di mercato mantenute, occupazione preservata per un territorio e una comunità di riferimento».
Oggi il modello veneto di wbo si configura con alcuni tratti distintivi: la codificazione di un percorso nelle sue complesse tappe (anche burocratiche e procedurali), la costruzione della rete dei partner a sostegno dei lavoratori e della startup cooperativa (sistema cooperativo, sindacati, istituzioni, attori bancari-assicurativi e finanziari), infine la sperimentazione sul campo dell’efficacia e della validità dello strumento come risposta alla crisi in chiave imprenditoriale, capace cioè di spingersi oltre l’uso tradizionale degli ammortizzatori sociali. Insomma, in Veneto quello del workers buyout si sta accreditando come vero strumento di politica industriale.
Sullo sfondo di questa forte attenzione ai wbo si colloca il protocollo nazionale siglato appena il mese scorso dalle tre centrali cooperative Agci, Confcooperative e Legacoop e dalle organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil: ne avevamo parlato qui https://www.legacoop.veneto.it/page/leggi_news/1815/workers-buyout-per-la-loro-promozione-siglato-un-accordo-tra-centrali-cooperative-e-sindacati