Sarà ancora Adriano Rizzi a guidare Legacoop Veneto per i prossimi quattro anni: il presidente è stato riconfermato per acclamazione generale al termine del 10° Congresso regionale tenutosi martedì 2 dicembre al Crowne Plaza Hotel di Padova, e ha disegnato l’orizzonte delle sfide future da affrontare e gli obiettivi a cui puntare: «È necessario un riposizionamento espansivo della cooperazione, attraverso un progetto di sviluppo proiettato al futuro, che superi criticità e limiti valorizzando le nostre capacità imprenditoriali. Occorre dare avvio a una nuova fase evolutiva che vada oltre la nostra esperienza storica, pur importantissima, per ridefinirci innanzitutto come sistema di imprese. Vogliamo dare il nostro contributo al Paese continuando a garantire coesione sociale, a mantenere posti di lavoro, a creare nuova occupazione e sviluppo per il territorio, rimanendo saldi nei nostri valori e orgogliosi degli elementi che ci contraddistinguono: mutualità, patrimonializzazione, democrazia interna e partecipazione, redistribuzione degli utili. Per tutto questo le cooperative restano un modello d’impresa da promuovere e sostenere, come pure ci candidiamo ad essere un attore importante sul versante del welfare».
Rizzi ha posto al centro dei propri impegni di presidenza il tema del ricambio generazionale, «che non può restare un valore astratto ma deve tradursi in nuova governance dell’associazione e delle imprese». Una priorità che ispirerà anche il prossimo mandato, ma i cui risultati si sono toccati con mano sin da subito: è inferiore ai quarant’anni l’età media dei cinquantaquattro membri della rinnovata Direzione regionale, costituita per il 48% da donne.
In particolare durante il congresso è stato sottolineato come il processo di accelerazione del rinnovamento dei gruppi dirigenti, debba passare anche attraverso un programma di formazione degli amministratori. Un passaggio di testimone utile a iniettare nelle cooperative nuova linfa, nuove visioni, energie e modi di fare impresa: le generazioni più giovani hanno caratteristiche tali da garantire questo processo. E proprio a ricordare come l’intergenerazionalità sia uno dei caratteri distintivi della cooperazione i lavori congressuali del pomeriggio si sono aperti con la premiazioni di 17 giovani che in questi anni hanno frequentato il Master in Economia della cooperazione a Bologna.
Altro obiettivo di mandato importante condiviso con i delegati e la nuova Direzione è il progetto di alleanza lanciato a livello nazionale tra le centrali cooperative Legacoop, Confcooperative e Agci. Il 1° gennaio 2017 è previsto l’avvio dell’operatività della centrale unica a livello nazionale: in Veneto Legacoop punta ad arrivare alla costituzione formale del coordinamento Aci Veneto entro marzo 2015.
Tra i capisaldi del documento programmatico, in continuità col percorso portato sin qui, il bisogno/dovere di trasparenza e legalità, un tema che oggi ha fatto da filo rosso ed è stato richiamato da più voci: «Servono regole chiare di comportamento da rispettare e far rispettare» sottolinea Rizzi. «Dobbiamo impegnarci tutti in un‘azione di revisione di regolamenti e di strumenti che consentano una maggior efficacia nell’agire anche in via preventiva, ma dall’altra parte chiediamo un contributo anche alle istituzioni e ai loro strumenti di controllo, sia a livello nazionale che a livello locale. A iniziare dal contrasto alle cooperative irregolari e cosiddette spurie, che va intensificato, individuando e sanzionando quelle imprese che non rispettano i contratti collettivi di lavoro, che non hanno alcun rapporto con la base associativa e che spesso sono solo veicolo di evasioni fiscali e contributive, oltre che di sfruttamento dei lavoratori. Perché l’illegalità danneggia innanzitutto la buona cooperazione».
Tra gli impegni anche quello alla promozione del modello cooperativo: con il sostegno alla nascita di nuove imprese, l’avvio di ulteriori percorsi di workers buy out (che dove attivati in situazioni di crisi aziendali hanno mostrato di salvare posti di lavoro e patrimonio di competenze), ma anche lo sviluppo di cooperazione innovativa (in ambito medico e sanitario, ad esempio).
E ancora incentivare le iniziative comuni, le interazioni tra imprese, i consorzi unitari fino a progetti di fusione/integrazione di cooperative aderenti ad associazioni diverse: iniziative che esistono già e dimostrano quanto i tempi siano maturi per intraprendere una fase nuova.
Le conclusioni del Congresso sono state affidate a Mauro Lusetti, presidente nazionale di Legacoop: «Legacoop Veneto in questi anni si è distinta per dinamicità e impegno. L’Alleanza fra le centrali cooperative da realizzarsi tramite il percorso dell’Aci è ora un passaggio imprescindibile, se la sfida che abbiamo condiviso è quella di cambiare la società. Siamo chiamati a sperimentare forme sempre più avanzate di collaborazione, lasciandoci alle spalle vecchi retaggi ideologici per concentrarci sulle nuove generazioni: a loro dobbiamo pensare e trasmettere i valori iscritti nel nostro dna.
Ci sono luci e ombre in relazione ai diversi ambiti di attività, è vero, ma è dai casi di impresa di successo e dai numerosi risultati positivi che occorre ripartire per darci un futuro. Nulla è perduto: non è vero che la nostra nazione è destinata a un inevitabile tracollo, e la cooperazione offre delle grandissime possibilità per guidarne ripresa e sviluppo. Dall’altra parte – ha affermato Lusetti – se questo difficilissimo periodo porta con sé una selezione darwiniana fra le imprese – che continuerà anche in futuro e non possiamo arrestare -, è compito dell’Associazione renderla il meno dolorosa possibile.
Il tratto che ci contraddistingue è quello di essere coerenti e conseguenti rispetto a quanto affermiamo. Decidendo di essere cooperatore, ognuno di noi ha accettato la responsabilità di gestire in maniera congrua lo strumento della delega, su cui si regge il nostro sistema: va maneggiato con cura, perché non sia mai un mezzo ad esclusivo appannaggio dei gruppi dirigenti per esercitare il potere di scelta e decisione senza il coinvolgimento della base. La partecipazione attiva sta infatti al cuore della cooperazione: delega e esercizio della responsabilità personale non sono dunque temi disgiunti, ma la due facce della stessa medaglia.
Questi stessi cardini devono guidarci nella lotta senza quartiere a tutte le forme di illegalità e alle cooperative spurie, che sta alla base del rilancio del sistema cooperativo ed è premessa al nostro riposizionamento. Anche qui occorre alzare il tiro perché non possiamo più limitarci a essere testimoni di legalità con i nostri singoli comportamenti, ma dobbiamo passare ad atti concreti che distinguano chi fa buona cooperazione da chi opera diversamente: per questo stiamo iniziando a studiare con un team di avvocati la possibilità di costituirci parte civile in alcuni processi».