Si è svolta nei giorni scorsi a Mogliano Veneto (Treviso) l’assemblea precongressuale delle cooperative di produzione e lavoro del Veneto e del Friuli Venezia Giulia, che ha nominato i delegati delle due regioni al Congresso nazionale di Ancpl (Associazione nazionale cooperative di produzione lavoro), a Bologna il 20 e 21 marzo. Sedici i rappresentanti per il Veneto: Daniela Bellinato, Massimo Carron, Ermenegildo Cavallini, Michele De Marchi, Enzo Ferragosti, Massimo Furlan, Raffaele Gerometta, Girello Thomas, Alberto Grolla, Angelo Guerrieri, Paolo Marcassa, Franco Morbiolo, Silvano Pattaro, Devis Rizzo, Roberto Spigolon e Sandro Zerbin. Durante l'assemblea è stato discusso e approvato il documento che sarà illustrato al congresso bolognese.
L’appuntamento è stata anche l’occasione per un’analisi a tutto campo sulle importanti difficoltà del comparto e sulle misure necessarie, rispetto alle quali chiare sono le aspettative delle imprese venete verso il nuovo Governo. Adriano Rizzi, presidente di Legacoop Veneto, ha evidenziato i nodi prioritari: dalla legalità – tema caldo in alcuni segmenti di attività di produzione lavoro -, all'esigenza di trovare un modello che aiuti a ben distinguere le coop dalle altre imprese, alla necessità di sapersi adeguare al cambiamento del mercato fino all'internazionalizzazione. Rizzi ha inoltre indicato come il modello organizzativo della cooperazione necessiti di essere ripensato, sia rispetto al sistema di presenza sui territori che nella modalità di rappresentanza.
Del Settore Produzione lavoro di Legacoop Veneto nell’ultimo triennio il solo segmento costruzioni ha perso circa il 30% del fatturato (pari a 60 milioni di euro), quello industriale circa il 2% e quello della progettazione circa il 14%. Devis Rizzo, responsabile settore Produzione Lavoro di Legacoop Veneto, ha così commentato i numeri: «È una rappresentazione concreta di cosa significa la crisi. Dobbiamo sostenere le imprese nell’intraprendere una fase nuova di discontinuità lenta con il recente passato. Il settore più colpito dalla crisi è quello delle costruzioni. Dal 2008 sono crollati i due motori dell’edilizia, ovvero la costruzione di nuove abitazioni e la spesa delle PA nelle opere pubbliche: su questo pesa anche una crisi finanziaria globale, che con la stretta creditizia ha contribuito ulteriormente alla crisi del settore». «Bisogna approdare a un cambiamento e favorire nuove attività in via di sviluppo – ha proseguito – come il settore dell'energy technology, la riqualificazione del patrimonio esistente, il facility management pubblico, l'innovazione di prodotto. Per fare ciò è necessario avere gruppi dirigenti adeguati alla situazione, che siano in grado di guidare le imprese in questa fase difficile. E servono risorse finanziarie, non solo quelle rappresentate da fondi bancari: vanno utilizzate le nuove opportunità offerte dal mercato finanziario, differenziando le fonti di finanziamento».