Si è in questi giorni fatto acceso il dibattito intorno alla scelta dell’Amministrazione comunale di Venezia di esternalizzare la gestione di un asilo nido, un ambito di servizi, rivolti alla fascia di età dai zero ai sei anni, che di frequente vede impegnate cooperative sociali nell’area veneziana come in tutto il Veneto.
«Senza entrare nel merito della singola vicenda, né tanto meno nei dettagli della genesi del dibattito – evidenzia il presidente di Legacoop Veneto Adriano Rizzi –, in qualità di associazione rappresentante la cooperazione sociale, che in misura significativa gestisce servizi educativi di questo tipo, ci preme sottolineare come i processi di affidamento esterno siano spesso portatori di innovazione. Innanzitutto perché la gestione privata, che rimane sempre sotto il controllo degli enti pubblici da cui riceve mandato ad operare attraverso appositi bandi, orienta la propria capacità imprenditoriale a migliorare le attività, sia in termini di efficienza che di efficacia. Molti casi nel nostro territorio lo raccontano bene e numerose famiglie ne offrono diretta testimonianza».
La cooperazione impegnata in questo specifico settore ha contribuito a migliorare la qualità delle strutture che offrono servizi per l’infanzia e i minori, garantendo la cura e l’educazione dei bambini con una visione e un approccio psicopedagogico che di frequente accompagnano e integrano gli aspetti meramente gestionali.
«Si tratta di servizi e strutture per i quali la realtà affidataria privata è sempre chiamata a rispettare indicazioni regionali e nazionali – aggiunge Rizzi – e, laddove possibile, ad apportare migliorie in termini di gestione e organizzazione dei servizi. L’obiettivo è quello di offrire una risposta educativa innovativa, in grado di seguire i cambiamenti dei nostri tempi e, con essi, il mutare dei bisogni dei genitori e delle famiglie».
Il settore dei servizi sociali nella sua globalità non avrebbe oggi raggiunto nella nostra regione un livello di qualità elevato senza la presenza della cooperazione sociale, e senza la sua capacità di essere laboratorio di innovazione del welfare. Una presenza diffusa che conta 800 imprese attive su tutto il territorio, dove trovano occupazione circa 40mila persone.
In allegato il comunicato stampa.