Il pesce azzurro, l’“oro blu” della pesca professionale dell’Alto Adriatico, rischia un ulteriore giro di vite con misure di gestione ancora più restrittive per ridurre lo sforzo di pesca. Da quest’anno e fino al 2021 raddoppiano infatti i mesi di fermo pesca, diventando due, con una conseguente riduzione progressiva delle catture del 5% annuo e un’importante chiusura della fascia costiera.
«Nonostante tutti gli sforzi richiesti ai nostri pescatori per tutelare la risorsa, si prefigurano a livello europeo ulteriori interventi che penalizzano le imprese e i lavoratori del settore» afferma Antonio Gottardo, che ha rappresentato Legacoop Agroalimentare-Pesca il 4 e il 5 giugno scorsi a Salonicco, in Grecia, ai lavori del Medac-Consiglio consultivo per il Mediterraneo. «Oltre al pesce azzurro e la proposta del “santuario della sogliola”, con vincoli stringenti di pesca per questa tipologia, – commenta sempre Gottardo – altra nota dolente è la pesca a strascico, che da quest’anno si deve confrontare con un fermo pesca aggiuntivo e rischia dunque di essere depotenziarla con una riduzione complessiva del 40% nei prossimi 5 anni». «Il pericolo è che l’Adriatico, come tutto il Mediterraneo, si trasformi solo in un grande acquario, senza più le condizioni per portare avanti un’attività di pesca sostenibile da un punto di vista economico e sociale».
Per capire le dimensioni del fenomeno, basti pensare che in Friuli Venezia Giulia, Veneto ed Emilia Romagna operano oltre 1500 pescherecci che producono più di 46mila tonnellate di prodotti ittici, per un valore di oltre 130milioni di euro, riferito al solo valore del pescato.
Sul tema “La pesca Adriatica fra Roma e Bruxelles” sabato 8 giugno a Chioggia l’Alleanza promuove un’assemblea delle cooperative di pesca e acquacoltura.