La cooperazione sociale al centro del Congresso di Legacoop
Nuovi e mutati bisogni di welfare a fronte di povertà e disoccupazione crescenti: questa la sfida che la cooperazione sociale, oggi più che mai, è chiamata ad affrontare. Problemi entrati nella quotidianità di milioni di persone e famiglie.
Ecco perché tra i temi al centro del dibattito congressuale di Legacoop, vi saranno il welfare e il ruolo della cooperazione sociale nel prossimo futuro.
Gli ultimi dati pubblicati dal Censis confermano la crescita misurata dalla cooperazione sociale negli ultimi dieci anni, sia dal punto di vista quantitativo sia sotto il profilo della rappresentanza di istanze e bisogni dei territori. Una crescita che candida il settore a diventare un vero e proprio volano di sviluppo: per l’impatto in termini di coesione sociale, e per la capacità di generare innovazione, inserimento lavorativo e occupazione, in particolare a beneficio delle categorie svantaggiate, delle persone cosiddette “deboli” e dei giovani disoccupati.
Tuttavia, se da una parte le prospettive di crescita del settore sociale indicate dal Governo Italiano nelle Linee Guida che costituiranno il Disegno di Legge Delega di ridefinizione del settore terziario (previsioni già annunciate dall’Unione Europea negli scorsi mesi), attestano come l’impresa sociale possa effettivamente essere considerata protagonista nel rilancio socioeconomico del nostro Paese, dall’altra parte i problemi che le cooperative del settore si trovano oggi ad affrontare sono tanti e, per di più, amplificati dalla grave crisi attuale.
E proprio a fronte dei mutati bisogni è necessario riscrivere il patto fra pubblica amministrazione e privato sociale, disegnando nuove modalità di dialogo e di lavoro. È infatti paradossale (considerata la funzione pubblica che caratterizza la mission dalla cooperazione sociale), che i problemi maggiori si riscontrino ancora a livello di contratti e appalti espletati dalle pubbliche amministrazioni, che continuano a non considerare la peculiarità della cooperazione sociale: imprese senza finalità di lucro, dedicate alla gestione di servizi alla persona e all’inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati.
Guardiamo ai nuovi strumenti introdotti. Il MePA (mercato elettronico della pubblica amministrazione), opta per un’offerta standardizzata e appiattita sull’unico obiettivo del risparmio, a scapito delle specificità insite nell’erogazione dei servizi sociali alla collettività, così come, ad esempio, nell’inserimento lavorativo di una persona disabile: bisogni e obiettivi che non sono minimamente tenuti in considerazione.
ll risultato di tale scelta penalizza proprio gli attori che si prendono cura dei cosiddetti “beni relazionali” e forniscono servizi di alta qualità.
A ciò si aggiunge la recente applicazione del taglio del 5% nei contratti in essere (operazione non a caso definita “taglio lineare”), che mette in ginocchio interi settori, a partire proprio dal sociale, dove la forza lavoro costituisce la principale componente del costo dell’importo dell’appalto.
L’unica nota positiva sembrerebbe data dall’attenzione riservata al Terzo Settore dall’attuale Governo: l’annunciata riforma potrebbe finalmente disciplinare, in maniera efficace e una volta per tutte, la necessaria distinzione di ambiti e funzioni tra cooperazione sociale e associazionismo: se infatti i due settori condividono la medesima finalità, il “bene comune”, ciò ha spesso prodotto sovrapposizioni e confusione, degenerate nell’utilizzo di strumenti e comportamenti impropri in talune azioni imprenditoriali.
Certo è che la cooperazione sociale, nei mesi a venire, dovrà dimostrarsi più attiva e incisiva nel costruire percorsi di avvicinamento alle nuove linee di programmazione europea, che riserva all’impresa sociale un ruolo da protagonista nel raggiungimento degli obiettivi fissati dalla strategia di Lisbona sulla prospettiva Europa 2020: per una crescita più sostenibile, un rilancio dell’occupazione e un’uscita dalla crisi.
Adriano Rizzi
presidente di Legacoop Veneto
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