C’anche una nostra associata, la cooperativa sociale Cadore di Pieve di Cadore, tra gli esempi virtuosi di accoglienza di richiedenti asilo segnalati da Repubblica il 31 gennaio scorso. Protagoniste dell’articolo, le buone pratiche – in particolare il modello della micro accoglienza – nei piccoli centri di montagna, distanti dai luoghi caratterizzati da un forte flusso migratorio.
Nell’alto bellunese si sperimenta da tempo un modello di accoglienza diffusa con l’obiettivo di favorire l’integrazione e valorizzarne le potenzialità.
Integrazione favorita dall’inserimento lavorativo dei richiedenti asilo, che spesso svolgono lavori di manutenzione del territorio oppure frequentano corsi di formazione professionale e tirocini con l’obiettivo di superare la diffidenza e favorire l’inserimento degli ospiti nella comunità locale, una volta ottenuto lo status di rifugiato.
La cooperativa Cadore si occupa dei richiedenti asilo dal 2011, anno caratterizzato da flussi migratori causati della crisi libica.
«Abbiamo puntato da subito su un tipo di accoglienza diffusa perché le concentrazioni con decine e decine di ospiti creano una sensazione di ghetto e generano diffidenza. Se invece in un piccolo paese un appartamento ospita quattro ragazzi richiedenti asilo la persone si avvicinano più facilmente e l’integrazione è più semplice» commenta nell’articolo Monica Argenta, coordinatrice del gruppo di lavoro rivolto ai richiedenti asilo della Cadore Scs.