Una storia tutta da raccontare quella dai casi di impresa nati da processi di workers buyout (wbo) all’interno del sistema cooperativo di Legacoop Veneto, protagonista del convegno “Workers buyout in Veneto: così la cooperazione rilancia il manifatturiero” organizzato dalla Lega regionale delle Cooperative e Mutue stamattina, all’Hotel Sheraton di Padova.
Le operazioni di wbo si sono diffuse nelle diverse province venete, moltiplicando nel tempo gli esempi di successo: nel Padovano, dalle ceneri di aziende fallite o chiuse sono nate coop come la D&C Modelleria società cooperativa e la Cooperativa Lavoratori Zanardi, diventati casi mediatici per aver individuato una via d’uscita concreta dalla crisi. E ancora, la Kuni società cooperativa con sede a Giacciano con Baruchella, nel Rodigino, sorta per volontà di una parte di lavoratori di un’azienda fallita: oggi opera nel Veronese nella produzione di arredamenti in legno su misura sia per la casa sia per il comparto crocieristico, puntando sulle sinergie con altre cooperative nel mercato del contract. L’apripista è stato il Cantiere Navale Polesano (Cnp), società cooperativa di costruzioni, manutenzioni e riparazioni navali di Porto Viro (Rovigo), costituitasi nel 1990 dal fallimento di un’azienda del territorio operante nel medesimo segmento di mercato. Una sfida vinta da tutti i punti di vista, a giudicare dall’eccellenza dei prodotti della coop, che oggi annovera fra i suoi committenti anche società estere attive nel settore del trasporto turistico.
«Chi pensava che il manifatturiero veneto fosse giunto al capolinea non può che ricredersi di fronte a questi imprenditori cooperatori, vera speranza del nostro territorio. Solo ricorrendo a una nuova imprenditorialità capace di spingersi oltre l’uso tradizionale degli ammortizzatori sociali possiamo darci una chance». Così Adriano Rizzi, presidente di Legacoop Veneto, che lancia un appello alla Regione, alle Organizzazioni sindacali e al sistema bancario: «Crediamo che il workers buyout debba diventare uno strumento di politica industriale, e che per funzionare al meglio abbia però bisogno della piena collaborazione di tutti i soggetti del territorio».
Ben quindici i progetti di wbo valutati negli ultimi ventiquattro mesi da Legacoop Veneto, che ha strutturato uno sportello ad hoc dedicato all’analisi della fattibilità economica di questo tipo di percorsi. E numerose altre ipotesi di operazione sono attualmente sui tavoli dei funzionari dell’Associazione, sottoposte ora a un’attenta analisi di sostenibilità.
Grazie all’esperienza maturata in questo campo, Legacoop Veneto è riuscita a sistematizzare il complesso iter progettuale, burocratico e procedurale che caratterizza la fase di start-up delle cooperative, mettendo in rete i numerosi soggetti coinvolti nel sostegno delle imprese nasciture: dagli istituti bancari ai soggetti pubblici (Inps in primis). Una macchina collaudata, i cui dettagli sono stati spiegati nel corso della mattinata. A Franco Mognato, direttore generale di Legacoop Veneto, il compito di inquadrare le conditio sine qua non per procedere all’avvio di percorsi di wbo: «Per quanto riguarda le competenze dei lavoratori – ha spiegato Mognato – la condizione essenziale per una positiva valutazione del percorso di workers buyout è che fra i cooperatori vi siano persone managerialmente preparate, in grado di condurre un’impresa. Altro requisito imprescindibile, dal punto di vista del mercato, è che il business plan venga costruito attorno ad un segmento che presenta margini di sviluppo e non a settori decotti. Infine, è necessario arrivare a una condivisione del percorso con le associazioni sindacali». Fra i punti di debolezza, come è stato sottolineato, rimane ancora il nodo dell’accesso al credito e ai finanziamenti: «In Banca Etica abbiamo trovato un partner ideale: ci auguriamo che sia di stimolo per il complesso del sistema bancario che ancora non “ci crede” abbastanza» ha affermato il direttore.