Una ripresa lenta e anomala, ma pur sempre una ripresa. E un Paese che se non altro torna a camminare. La recessione è costata lacrime e sangue alle famiglie italiane, come ci dicono i dati: dal 2007 a oggi 47 miliardi di minori risparmi e ben 75 miliardi di minori consumi. Ma oggi pare finita, sebbene i passi della ripresa siano ancora molto graduali e mantengano confermato un gap negativo rispetto alle altre maggiori economie dell’area euro. E più che la variazione, seppur minima, di segno positivo del Pil con cui si è aperto il 2015 (la crescita della nostra economia attesa per fine anno è di un +0,7%), è il sentiment degli italiani ad apparire cambiato.
La felicità è di casa nel Nord Europa tuttavia gli italiani, al pari di tedeschi e francesi e prima degli spagnoli (che peraltro hanno l'economia più in crescita), mostrano buoni livelli di soddisfazione per la propria qualità della vita e il 52% delle persone (era il 41% appena un anno fa) considera invariata o addirittura migliorata la propria situazione.
Lo racconta l’anteprima del “Rapporto Coop 2015”, redatto dall’Ufficio Studi di Ancc-Coop (Associazione nazionale Cooperative di consumatori) con la collaborazione scientifica di Ref Ricerche, il supporto d’analisi di Nielsen e i contributi originali di GFK, Demos, Doxa e Ufficio Studi Mediobanca. Il Rapporto, presentato lo scorso 3 settembre a a “Fuori Expo”, anche quest’anno è realizzato in versione digitale interattiva e multimediale e consultabile sul nuovo sito www.rapportocoop.it. L’indagine fotografa la situazione dei consumi dell’Italia e degli italiani, le macro e micro differenze fra i diversi territori del nostro Paese e lo mette a confronto con quanto accade negli altri grandi Paesi europei. In particolare analizza le traiettorie della ripresa e i “lasciti” della crisi, i mutamenti delle famiglie e i cambiamenti nei loro comportamenti di spesa.
E tra i “segni particolari” degli usi e costumi del consumatore italiano spicca la fame per il digitale e l’innovazione, come spiega Enrico Migliavacca, vicepresidente di Ancc: « Coop ha già dato una prima risposta accettando con coraggio, unica insegna italiana, la sfida di immaginare a Expo il futuro della distribuzione alimentare. Prima e più dell’e-commerce alimentare, oltre il 60% degli italiani vuole un supermercato più digital e interattivo che si adatti alle esigenze di ciascuno di noi. Continueremo a lavorare su questo versante anche dopo Expo. Così come proseguiremo nel riposizionamento strategico avviato quest’anno con un forte investimento sui prezzi di vendita (“costa meno, non è una promozione”)».
Metamorfosi anche per i “tratti” del profilo dell’italiano medio. Siamo i più palestrati e i più connessi d’Europa (12.000 palestre il record in Italia e più di 6 ore al giorno su Internet tra pc e smartphone) se non atei certo più laici e indifferenti, i più evasori e tra i più altruisti (a fronte di una stima di 200 miliardi di euro di evasione annua, sono 7 milioni gli italiani che prestano il proprio tempo gratuitamente in attività di volontariato). Mangiamo la stessa quantità di cibo degli anni Settanta (2,8 chilogrammi al giorno), ma si è profondamente modificata la dieta alimentare e conseguentemente più estese le tipologie di consumo. Impazziti per il bio da un lato (+ 20% all’anno), cresce anche il “cibo della rinuncia”: vegetariani (sono il 10%), vegani (il 2%) ma anche fruttariani, crudisti, reducetariani. La parola d’ordine dei nuovi italiani è wellness, star bene ma in senso meno edonistico del passato: siamo i più magri d’Europa e tra i più longevi, ci concediamo meno vizi di un tempo (meno alcool, meno fumo). A guardare i carrelli spicca la propensione per i consumi etnici, + 18% nell’ultimo anno; l’internazionalizzazione del gusto – Expo o non Expo – ha fatto centro nel nostro Paese.
Gli stili alimentari però diventano sempre più liquidi, gli italiani sono un popolo di “consumatori infedeli” (se è vero che in un anno le famiglie italiane frequentano in media 21 punti vendita alimentari di cui solo 6 supermercati e iper) e sharing economy da un lato (in Italia vale più di un miliardo) e rivoluzione digitale dall’altro stanno cambiando la faccia al Paese. Più consumatori di servizi che di beni, al possesso si sostituisce l’uso.
Fonte: Legacoop.coop