Ieri le associazioni di categoria della pesca venete, tra cui anche Legacoop Pesca rappresentata da Antonio Gottardo, hanno incontrato a palazzo Balbi a Venezia, gli assessori regionali Franco Manzato alla Pesca e Isi Coppola all’Economia e Sviluppo, una riunione richiesta dalle coop con urgenza per sollecitare l’attivazione di un tavolo regionale di confronto a seguito dei danni ingenti sugli impianti di molluschicoltura provocati dall’intensa perturbazione del 6 e 7 febbraio.
Positivo l’esito dell’incontro, a cui è intervenuta anche una rappresentanza di operatori: la Regione ha infatti accolto la richiesta di convocare nell’immediato un tavolo di confronto allo scopo di avviare le procedure amministrative per il riconoscimento dello stato di difficoltà e di crisi, e conseguentemente mettere in campo misure specifiche a sostegno della molluschicoltura.
Nel dettaglio, tra gli interventi concreti richiesti alla Regione dalle associazioni di categoria: il riconoscimento dello stato di calamità anche per le imprese di acquacoltura, e forme di indennizzo diretto o di rateizzazione degli importi arretrati e futuri dovuti al fisco e agli enti previdenziali almeno per i prossimi due anni, così come previsto dal piano di rateazione straordinario.
La mareggiata della scorsa settimana ha infatti creato pesanti danni alla produzione nel litorale veneto e, in alcuni casi, pure alle strutture di allevamento. Un danno che si somma a una situazione già pesante per il settore della molluschicoltura, toccato oramai da tempo da una situazione di profonda crisi, dovuta in misura importante agli scarsi margini di impresa consentiti da tale attività e in parte alla sofferenza generale del mercato.
«Un incontro decisamente proficuo – commenta Antonio Gottardo, responsabile di Legacoop Pesca Veneto –, che ci fa ben sperare nella disponibilità della Regione a sostenere un settore con marginalità ristrette e a rischio chiusura come il nostro. Alla vigilia dell'Expo non possiamo permetterci di perdere un prodotto tipico come la cozza veneta».